La parola “coach” tradotta in italiano non rende in maniera esaustiva l’idea, quindi manterremo l’utilizzo della parola originaria.
Anche se nella nostra lingua significa allenatore, il coach non si limita al semplice allenamento di alcune caratteristiche che l’allievo intende sviluppare: anzi, il suo compito non è quello di allenare, quanto di aiutare il proprio coachee a trovare da sé i modi per esprimere il proprio potenziale al massimo e nei modi a lui stesso più congeniali.
Quindi, possiamo definire un coach come colui che, attraverso un percorso di accompagnamento “a debita distanza“ (quindi senza sovrapporsi né influire troppo sulle scelte del coachee; questa è una caratteristica cruciale del coaching), offre strumenti concreti di mentalità e operativi al proprio coachee per trovare la propria strada ed esprimere, lungo quella strada e il percorso relativo, il proprio potenziale massimo.
Ci sono diverse tipologie di coach e coaching, solamente il tempo dirà quali sono quelle necessarie e quali, invece, potranno essere accorpate, assorbite o eliminate per definire in maniera chiara e precisa il settore e le figure professionali utili.
All’interno del mondo coaching, vanno definendosi una serie di figure specifiche che stanno assumendo una specializzazione in relazione al settore al quale si rivolgono.
Al giorno d’oggi, relativamente al mondo dello sport in particolare ma, come vedremo nel proseguo dell’articolo, non limitatamente a quell’ambito, visto che una squadra non è solamente quella sportiva ma potrebbe esserlo anche quella aziendale (anzi spesso sono molto similari i due settori e anche la loro gestione), sta assumendo un’importanza particolare la figura del “Team Coach”.
In questo mondo odierno all’insegna dell’individualità e dell’egoismo, con la “frenesia giornaliera” che regna sovrana e non permette alle persone di fermarsi un attimo per ragionare sulle questioni esistenziali e su ciò che le rende o potrebbe renderle felici, ci troviamo sempre più in difficoltà a causa del percorso chiamato “vita” e questo malessere si sta ripercuotendo anche sul nostro stato d’animo, sui nostri rapporti interpersonali, sulla qualità della nostra vita lavorativa e privata…di conseguenza, sulla nostra Serenità!
Nel momento in cui da questo individualismo dobbiamo passare alla collaborazione e al lavoro di squadra, ci troviamo a disagio, visto che non siamo abituati a condividere i nostri spazi vitali con gli altri né a ragionare con una consapevolezza a 360°.
Proprio per questo motivo nasce la figura del Team Coach: per creare una visione a 360° della realtà sportiva o aziendale o più in generale associativa, che permetta a tutti coloro che ne fanno parte, rispettivamente per i ruoli che ricoprono e per le mansioni che svolgono, di avere una visione comune e di mettere le proprie capacità innate (in maniera propositiva e non distruttiva) a disposizione di:
- il bene comune e degli altri
- lo sviluppo della realtà circostante
- il proprio benessere e la propria serenità.
Questo è possibile solo nel momento in cui ognuno di noi svolge un ruolo:
- …in linea con i propri valori e col proprio disegno di vita
- …utilizzando le proprie capacità innate / talenti
- …orientato ad un fine superiore.
Quello che un Team Coach assolutamente NON deve fare è sostituirsi agli altri nello svolgimento delle loro attività/mansioni/compiti.
Ricordati che:
“Nel bene e nel male, l’unico che ha il potere di cambiare la tua vita sei tu…” O.K.
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